La CIA Alta Lombardia, l’associazione degli agricoltori con sede a Morazzone, ha incontrato l’onorevole Chiara Braga, candidata alla Camera dei deputati per il PD nel collegio di Como – Lecco – Sondrio per il Partito Democratico in un confronto che si è svolto ieri presso la sede di via Morazzone. Si tratta del secondo incontro con le forze politiche in vista delle prossime elezioni, dopo quello svoltosi ai primi di agosto con il consigliere regionale di Azione Niccolò Carretta.

Nell’occasione, i rappresentanti dell’associazione hanno manifestato all’onorevole Braga la forte preoccupazione che monta in questi giorni fra gli imprenditori riguardo al futuro delle loro imprese; futuro che per molti appare messo a repentaglio dalla siccità, la quale ha più che dimezzato le nostre produzioni. “Tale situazione congiunturale – ha affermato il presidente Cia Emilio Molteni – va poi a sovrapporsi con le problematiche ben note che riguardano l’esorbitante incremento dei costi di produzione, primi fra tutti quelli energetici, mettendo a serio rischio la tenuta del sistema agricolo nazionale”.

L’intervento del direttore Cia Peppino Titone si è focalizzato sulle particolare problematiche del sistema agricolo dei territori pedemontani e periurbani dove in gran parte opera l’associazione, sottolineando la necessità di norme rigorose che impediscano il consumo del suolo agricolo ridottosi del 25% dal 2018 da oggi, ciò anche in conseguenza di opere infrastrutturale dimostratesi nel tempo inutili e sovradimensionate.

Occorre poi dare immediata efficacia, – a parere del direttore Titone -, a quella disposizione, contenuta al comma 389 – duodecies della Legge di bilancio 2019, laddove risulta estesa, oltre che ai comuni di montagna, anche ai comuni prealpini di collina, pedemontani e della pianura non irrigua, la possibilità, che l’agricoltore avrebbe, di dichiarare nel fascicolo aziendale terreni condotti in affitto di superficie inferiore a 5 mila mq anche in assenza di contratto di affitto. Si tratta di una norma in grado di restituire nei nostri territori importanti risorse comunitarie al sistema agricolo, risorse da anni congelate causa l’impossibilità di dimostrare il possesso dei terreni condotti, e che toglierebbe da condizioni di illegalità formale (ma non sostanziale) molte aziende che in mancanza di superfici dichiarabili (ma condotte) risultano fuori norma rispetto a diversi adempimenti agroambientali.

“Su tale argomento  – spiegano – abbiamo ottenuto l’impegno dell’onorevole Braga affinché venga finalmente pubblicato quel decreto che dovrebbe elencare i comuni interessati al provvedimento, sbloccandone pertanto l’efficacia”.

Il presidente e gli allevatori presenti hanno lamentato poi l’aggravio delle tariffe idriche in conseguenza di quelle che definiscono la disapplicazione dal parte degli enti gestori di quella norma di legge che impone tariffe per uso zootecnico di valore non superiore al 50% rispetto a quelle applicate per le utenze domestiche.

“Sulla annosa questione dei danni da fauna selvatica l’accusa che gran parte del mondo agricolo, compresa la nostra associazione, rivolge alla politica è quella di mostrarsi troppo arrendevole nei confronti di un certo ambientalismo demagogico che identifica la tutela ambientale con l’abbandono del territorio al “selvatico”. L’agricoltore -, hanno affermato nell’occasione i dirigenti Cia -, è il primo e più efficace presidio dell’ambiente naturale e del territorio, non fosse altro per il fatto che in un ambiente degradato il primo a non riuscire a produrre reddito è proprio l’agricoltore. Occorre pertanto marginalizzare queste posizioni demagogiche, che purtroppo anche nello schieramento progressista allignano, intervenendo con misure efficaci e, soprattutto, con le necessarie risorse al fine di contenere la fauna selvatica”.

La discussione ha infine toccato gran parte dei temi dai quali dipende il futuro del sistema agricolo nazionale ed europeo: in primo luogo la strategia Eu “Farm to Fork”, molto criticata per l’impatto negativo che la sua applicazione è destinata a determinare non solo sul settore primario, ma anche sulla capacità di tale settore di garantire al nostro Continente e al pianeta quegli alimenti dei quali la popolazione mondiale necessita.