Sanità pubblica e le ricadute della riforma della sanità lombarda sulla medicina del territorio: questo il fulcro della serata di ieri sera, lunedì 20 settembre, organizzata da Alleanza Verdi-Sinistra alle Acli di Gallarate.
A dare il via al dibattito i candidati della lista di sinistra candidati alla Camera, Massimiliano Balestrero e Dario Ferrari. «Non possiamo non farci carico del diritto alla salute e degli aspetti del servizio sanitario, che ha subito recentemente un indebolimento e questo viola il diritto costituzionale alla salute dell’individuo e della comunità. Il servizio sanitario è stato penalizzato da anni e anni di politiche che hanno inciso negativamente sulla tenuta dei servizi territoriali e di prevenzione. Questo porta un aggravio sui servizi di qualità, già aggravati dalla pandemia», ha spiegato Balestrero.
In seguito ha denunciato che la sanità non è più una priorità del governo: «Dopo la prima parte della pandemia sembrava che la sanità fosse tornata a far parte alta del governo, ma il governo Draghi ci ha smentito: dal 2017 al 2020 la spesa per la sanità è rimasta al 6.6%, per il Covid è arrivata al 7% ma ora si è scesi al 6%. Inoltre decreti legge come quello sulla concorrenza hanno portato alla privatizzazione dei servizi pubblici locali, accantonando ciò che la pandemia ha messo in evidenza: il mercato non ha protetto e ha sottratto le persone dalla comunità quando invece c’è bisogno di una rete solida territoriale e un solido indirizzo di rottamazione nazionale. Deve finire la logica del doppio binario di un servizio pubblico sempre più provato e di uno privato valido solo per chi se lo può permettere».
Dario Ferrari si è scagliato contro la riforma della sanità firmata da Letizia Moratti: «La riforma è nata sulle macerie di una pandemia e di un sistema sanitario che non ha saputo gestirla: regione Lombardia, pur essendo chiamata a giudizio, non ha saputo assumersi le responsabilità. Nonostante tutto hanno messo in piedi una riforma con una valanga di criticità, contestate con tante associazioni e il forum nazionale del diritto alla salute. La forbice della disuguaglianza si allarga: chi può permettersi una cura e prestazione veloce può avvedervi, ma i 6 milioni di poveri non potranno. Nel pubblico si parla di un’attesa di 6 mesi-2 anni: vengono così picconati i diritti alla salute e la sanità pubblica».
L’ospedale unico Gallarate-Busto Arsizio
L’architetto Giovanni Ferrario ha evidenziato le criticità del progetto dell’ospedale unico che sorgerà a Beata Giuliana, a partire dall’area in cui andrà costruito: «L’area di beata Giuliana è sì baricentrica tra i due comuni, ma per la viabilità e altre condizioni non è la più adatta per costruire un nuovo ospedale. Non sono aree libere, ma in parte boscate e in parte completamente naturali: da alcune caratteristiche potrebbe si considerarsi un ospedale green ma in realtà per costruirlo si va ad abbattere la situazione naturale esistente sull’area. Andremmo a cancellare un’area completamente naturale cementificandole per poi darle una maschera di verde».
Infine è intervenuto Walter Mason del comitato Diritto alla Salute del Varesotto: «Fin da subito il nostro comitato ha deciso di opporsi al progetto. Per scelta politica regione Lombardia ha concentrato la medicina acuta negli ospedali, sottovalutando il ruolo della medicina di base e della prevenzione e del distretto sanitario come fase intermedia».
Come cittadini di che tipo di sanità avremmo bisogno? «Di tempi brevi per la diagnostica, pronto soccorso adeguato alle necessità di urgenze, mantenimento e potenziamento della capacità di cura degli attuali ospedali, di una rete assistenziale per le fasi non critiche delle malattie e per la gestione della cronicità, della rete di medicina territoriali», ma non sembrano queste le priorità di Regione Lombardia.
«Ci hanno sempre raccontato che l’ospedale unico avrebbe agevolato con il modello lay-out avrebbe agevolato l’attività rispetto – quello a padiglioni. La rete degli ospedali lombardi si è costantemente aggiornata in termini di strutture, ma la qualità del sistema non è migliorata. Non si capisce quali siano i vantaggi che i vari reparti trarranno dalla nuova struttura e questo indica che non ci sia stata una vera programmazione».