Un anno fa, alle elezioni comunali di Varese, era l’uomo giusto, l’aspirante sindaco con cui la Lega doveva riconquistare Palazzo Estense. Ma a undici mesi di distanza Matteo Bianchi, deputato uscente nel collegio di Gallarate, nelle liste della Lega per la Camera finisce al terzo posto. In sostanza: certo di non tornare alla Camera.

«Sorpresa (mia e vostra) e rammarico» dice oggi l’interessato, a due giorni dalla chiusura delle liste, in un post in cui commenta la decisione. «Una candidatura, quindi, che tanti definiscono “di bandiera” e che difficilmente mi porterà di nuovo tra i banchi di Montecitorio».

Con il suo post Bianchi parla «sollecitato» da tanti, parla «ai militanti con cui ho condiviso tante battaglie e alle realtà associative con cui ho avuto il piacere di collaborare per il bene della nostra comunità». E in questi giorni di attestati di stima gliene sono arrivati tanti e persino non solo dai suoi: a microfoni spenti e lontano dalla tentazione di polemizzare, anche un esponente Pd della zona, un avversario politico, nei giorni scorsi ci diceva: «Se facessero una manifestazione per ricandidarlo, io ci andrei». [lefoto id=1238355] Bianchi con i leader del centrodestra varesino che lo sostenevano nel 2021, come sindaco di Varese. Tra loro anche Andrea Pellicini, candidato FdI per il centrodestra all’uninominale di Varese, e Raffaele Cattaneo, oggi nelle liste di Noi Moderati

E perché viene fatto fuori Bianchi? I posti in Parlamento sono pochi, tagliati dall’ultima riforma che li ha ridotti sull’onda del populismo, ma anche i soliti giochi di correnti, per cui si approfitta del momento del voto per far fuori chi non è gradito, suggerisce il post dell’interessato. «Se anche tornare in parlamento diventa oggi, per me, una missione impossibile, la mia passione politica, fondata su idee e valori di vita pubblica e privata (come autonomia, tradizione e imprenditorialità) è più forte che mai» continua nel suo post, che si chiude con una citazione di Winston Churchill.

«Per voi ci sarò sempre, a prescindere da qualsiasi alchimia. È nei momenti difficili che si misura la tempra di un uomo, e sono convinto che questo tipo di rappresentanza, basato su scelte e considerazioni fatte in segrete stanze, abbia vita breve».

[lefoto id=1329134] Matteo Bianchi ai tempi del primo incarico da segretario provinciale, con i due leader Salvini e Maroni

È sempre successo, succede anche negli altri partiti, è vero. Ma ogni volta queste operazioni raccontano anche qualcosa del partito, della direzione che prende. Bianchi cita anche i «retroscena di palazzo», che in questi giorni si sprecano. Il Corriere della Sera ha citato il suo nome tra i parlamentari fedeli a Giorgetti “fatti fuori” dalla Lega ancora saldamente in mano a Salvaini. Fuori Matteo Bianchi come Paolo Grimoldi, Paolo Ferrari, Barbara Saltamarini, “tutti rigorosamente atlantisti, tutti meticolosamente distanti dalla tentazione di criticare l’obbligo vaccinale o il Green pass”. La pattuglia di Giancarlo Giorgetti viene così ridotta ai minimi termini.