C’è un grande disegno dietro tutto quello che accade e a rimetterci è sempre il popolo mente a guadagnarci sono “i poteri legati al grande capitale”. La lista nazionale di Italia sovrana e popolare è un mix di opposti politici che spaziano dal comunismo, da cui proviene il suo leader Marco Rizzo, al sovranismo più caro all’estrema destra, con un tratto “antisistema”, marcatamente rivendicato (via dall’Unione europea e via dalla NATO), ed esternazioni di forte contrarietà al sostegno occidentale all’Ucraina. Senza dimenticare posizioni che ricordano marcatamente la galassia della propaganda No vax: «ma noi siamo solo contro l’obbligo vaccinale, il green pass e le restrizioni alla libertà».
Mercoledì 7 settembre a Varese in sala Montanari si sono presentati i candidati locali dei collegi che coinvolgono la provincia di Varese. Sono Giampiero Marano, Lea Barbarotta, Daniela Mosca, Nicola Vedovino e Rossano Ferrazzano.
Tra i nove punti della campagna elettorale del partito in vista delle elezioni del prossimo 25 settembre ci sono l’uscita dell’Italia dall’Unione Europea e dalla Nato, una centralizzazione dell’economia da attuarsi attraverso “una programmazione industriale e la nazionalizzazione dei settori strategici”. E ancora: no all’obbligo vaccinale e al green pass, la fine di tutte le restrizioni covid, lo stop alle sanzioni alla Russia all’invio di armi all’Ucraina.
La genesi che ha portato alla formazione della lista è, secondo i suoi sostenitori, “l’unione di tutti i movimenti antisistema e le lotte per il popolo”. Ci sono un movimento euroscettico che si chiama Riconquistare l’Italia, il partito comunista di Rizzo, il movimento fondato dall’opinionista Diego Fusaro Ancora Italia (da cui poi è uscito) e il movimento Azione Civile dell’ex magistrato Antonio Ingroia.
«Siamo un gruppo formato da matrici diverse – spiega Ferrazzano – ma unite da una comune analisi sulla storia degli ultimi 30 anni in Italia. Una storia che ha visto l’abbandono delle politiche a favore delle classi popolari a favore delle élite legate al grande capitale. Per questo abbiamo assistito alla compressione dei salari e alla precarizzazione della società. Lo strumento con cui è stato fatto è stata l’Unione Europea che attraverso i propri trattati ha imposto la demolizione dello stato sociale e dei diritti sociali, lasciando solo la cornice progressista dei diritti civili».
Il sottotesto di ogni proposta di Italia sovrana e popolare è il medesimo: “destra e sinistra sono uguali, da Letta alla meloni, e hanno l’unico interesse di difendere il grande capitale, distruggere il tessuto imprenditoriale italiano e rispondere ai grandi interessi”.
È così anche nel mondo della scuola: lo spiega il candidato e professore di lettere al liceo Cairoli Giampiero Marano. «La scuola è in crisi da 20-30 anni. Le riforme della scuola sono state fatte da forze estranee alla scuola, da forze sovranazionali. Da una sorta di Confindustria internazionale, che ha lavorato a dei documenti che sono stati recepiti dalla commissione europea. La scuola aveva bisogno di un altro modo di insegnare, come faceva Pascoli che si sedeva coi ragazzi. Invece le forze legate al grande capitale hanno fatto una riforma della scuola attraverso la commissione europea basata sul presupposto che l’economia europea deve diventare la più competitiva del mondo e ha bisogno di un sistema scolastico che la sorregga. Quindi basta con le conoscenze, bisogna sviluppare le competenze. Andiamo verso un modello americano con scuola pubblica dequalificata».
O nel modo di affrontare la pandemia. Lo spiega Lea Barbarotta, avvocato all’interno dell’ufficio legale di una multinazionale: «Mi sono avvicinata alla politicia con l’avvento del Covid, quando ho visto quello che è stato fatto con la privazione della libertà contro ogni principio costituzionale. Le nostre istituzioni hanno seguito ordini che venivano dall’alto, da poteri transnazionali».
I candidati
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[lefoto id=1332398]Nicola Vedovino
[lefoto id=1332397]Daniela Mosca
[lefoto id=1332396]Lea Barbarotta
[lefoto id=1332395]Giampiero Marano